RECITATIVO
per fisarmonica / for accordion (1997/98)
dedicato a / dedicated to: Corrado Rojac
EDIZIONI SUVINI ZERBONI - MILANO
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Pubblicato un nuovo brano per fisarmonica
G. COLOMBO TACCANI: RECITATIVO
Corrado Rojac intervista l'autore




E' stato pubblicato da poco presso la casa editrice Suvini Zerboni un nuovo brano per fisarmonica. L'autore è il compositore Giorgio Colombo Taccani, docente di composizione alla Civica Scuola di Musica di Milano.
Ho avuto l'onore di presentare il brano in prima esecuzione al festival internazionale di musica contemporanea Trieste Prima, svoltosi nell'autunno scorso. Mi sembra doveroso presentare Recitativo anche ad un pubblico più strettamente "fisarmonicistico": la rivista Fisarmoniae mi è parsa fra le più adatte, e ringrazio la redazione per lo spazio concessomi.
Penso che la migliore presentazione del brano possa prender forma da un'intervista con il compositore stesso; mi sono quindi rivolto a Giorgio Colombo Taccani, che si è rivelato ancora una volta - come sin dal nostro primo incontro - persona di rara disponibilità.
Ho conosciuto Giorgio Colombo Taccani nel 1997, quando il Mittelfest di Cividale mi commissionò un brano per fisarmonica e nastro magnetico; ebbi così a disposizione, per confezionare la parte registrata del brano, lo studio di musica elettronica AGON di Milano, e Giorgio Colombo Taccani per la consulenza tecnica.
Da allora ci lega una piacevole amicizia, perciò mi permetto di dargli del tu.


***


C.R.: Giorgio, dal tuo curriculum leggo che hai studiato con Azio Corghi e Franco Donatoni; ci diresti quanto - e come - due simili personalità hanno influenzato il tuo stile compositivo (se effettivamente ciò è avvenuto)?

G.C.T.: E' ovviamente difficile sintetizzare in due righe la profondità di un rapporto che ha inciso profondamente non solo sul mio comporre ma che tanto ha voluto dire - e ancora dice - anche dal punto di vista umano; comunque, limitandomi proprio ad un fotogramma per ognuno di loro, di Corghi mi rimane il grande senso morale del far musica (che ovviamente si può esplicare anche attraverso partiture di grande leggerezza e divertimento, per fortuna...), mentre di Donatoni mi piacerebbe che mi fosse rimasto almeno in piccola parte la grandissima sapienza artigianale.

C.R.: Quali compositori ami particolarmente?

G.C.T.: Non sono pochi: per quanto riguarda il passato, al di là dei singoli compositori, devo dirti che due periodi, quello barocco e quello di inizio Novecento, mi sono particolarmente vicini, con Purcell e Berg come riferimenti assoluti.
Limitandomi invece al panorama contemporaneo i primi nomi che mi vengono in mente sono sicuramente quelli di Kurtág, Ligeti e Benjamin; in Italia Fedele, Francesconi e Solbiati; pur nella diversità delle singole poetiche, sono sicuramente figure che riescono ad unire, nei loro lavori, la curiosità verso scelte linguistiche nuove e l'esigenza di una grande immediatezza comunicativa.


C.R.: Veniamo a Recitativo. Come descriveresti il brano?

G.C.T.: Un arco che, muovendosi dal registro grave iniziale, articolato con gesti lenti e mediante un numero estremamente ristretto di suoni utilizzabili, giunge progressivamente alla situazione opposta, ovvero a figure estremamente agitate nel registro acuto dello strumento, con una tavolozza armonica assai ampia. Il tutto avviene con alcuni intermezzi e con piccole deviazioni di percorso, peraltro facilmente identificabili; il risultato espressivo che desideravo raggiungere rispettando queste coordinate di massima era quello di un lavoro spesso esitante, espressivamente mobile e vario, ma che, attraverso questo assetto complessivo chiaramente percepibile, potesse trovare comunque delle linee-guida sufficientemente chiare per l'ascolto.

C.R.: Quali aspetti (se ci sono) marcheresti come "corghiani" o "donatoniani"?

G.C.T.: E' forse ricavabile dalle mie risposte precedenti; piuttosto che specifiche procedure tecniche, ad Azio devo ricondurre il desiderio di non mortificare l'aspetto più apertamente comunicativo ed immediato dei miei lavori perdendomi unicamente dietro ad elucubrazioni astratte; può essere invece di ascendenza donatoniana la mia abitudine di crearmi delle impalcature formali e strutturali particolarmente attente, che possano collegare in maniera logica l'intera composizione, rendendone percepibile, anche se magari in modo non razionalizzabile all'ascolto, l'omogeneità e la coerenza complessiva.

C.R.: Mi è noto il tuo interesse per la musica di Maderna. La tua musica (ovvero Recitativo) deve qualcosa anche a lui?

G.C.T.: Rispondo indirettamente: per la mia tesi di laurea ho avuto la possibilità di studiare gli appunti di alcune composizioni di Maderna: era sorprendente come ci fossero fogli su fogli per le prime battute dei pezzi, mentre progressivamente il numero dei fogli andasse decrescendo fino a sparire del tutto per le parti finali dei pezzi; ecco, di Maderna ho sempre apprezzato il fatto che le esigenze espressive, l'immediatezza inventiva, anche in anni di severo dogmatismo e di duro radicalismo, potessero sempre venire a patti con i piani schizzati su carta millimetrata (e magari travolgerli e dimenticarli con serenità).

C.R.: Ho recepito Recitativo come un brano di natura episodica. Ma credo che gli episodi si compenetrino. Mi spiego meglio. Si ha l'impressione che in certi episodi appaia come l'eco dei precedenti. Noto delle affinità, per esempio, tra gli episodi "Subito nervoso" e "Drammatico". Confermi? Potresti approfondire queste mie suggestioni?

G.C.T.: Certamente: abbiamo infatti una successione di dodici episodi, che, nella diversità delle rispettive dimensioni e caratteristiche figurali, risultano collegati fra loro sia - come accennato prima - per il fatto di appartenere ad un unico, più ampio disegno formale, sia per alcuni richiami più evidenti. Quindi quanto tu sostieni a proposito delle affinità è assolutamente vero: in "Drammatico" viene sviluppato ed ampliato il gesto accordale violento introdotto dall'irruzione del "Subito nervoso".
Un altro esempio è dato inoltre dalla figura discendente che passa dall'episodio "Molto rubato, espressivo", al vicino "Agile" per riapparire verso la fine con carattere decisamente "Agitato". Sono riferimenti volutamente chiari, allo scopo - ancora una volta - di guidare e orientare l'ascoltatore attraverso la narrazione proposta da
Recitativo.

C.R.: L'episodio "Subito nervoso" appare come un refrain. Quale significato gli attribuisci? (Intendi per esempio rifarti alla forma del rondò...)

G.C.T.: E' l'unico elemento, sostanzialmente sempre uguale a se stesso, che taglia in maniera irregolare il decorso degli episodi del pezzo; un gesto che, nella sua riconoscibilità, si pone come ulteriore momento orientativo nella memoria d'ascolto: una sorta di intrusione improvvisa, che ogni volta stimola il percorso evolutivo dei singoli episodi.
Un altro elemento evidente, a proposito di ritorni periodici, è anche l'accordo vibrato che compare per la prima volta nell'ottava battuta; questo gesto si colloca sempre in conclusione di ogni singolo episodio, riassumendo tutti i suoni non presentati dall'episodio stesso: si va quindi dall'accordo di nove suoni iniziale (anche se qui per ragioni di manualità, volendo sempre avere il raddoppio del re bemolle, è omesso il mi naturale), fino all'estinzione nei due re bemolli finali, attraverso apparizioni intermedie nelle quali tale accordo presenta spesso - un po' sfacciatamente - la triade perfetta di re bemolle maggiore.


C.R.: La mia interpretazione (per esempio l'uso dei registri, che è stato poi ripreso anche in stampa) è volta ad enfatizzare la diversità di alcuni episodi. C'è infatti una differenza enorme, per esempio, tra il pianissimo di "Agile" ed il fortissimo di "Subito nervoso". In che rapporto sono nella tua musica i contrasti dinamici rispetto a quelli agogici?

G.C.T.: Avendo deciso di impostare formalmente Recitativo come una successione di singoli episodi, a volte molto brevi, mi sembrava molto importante che ognuno di loro potesse contare su un massimo grado di personalità e di riconoscibilità, per potersi ben distinguere da quelli immediatamente vicini; in questo lavoro gli improvvisi mutamenti dinamici assumono particolare importanza ed evidenza, anche perché, come dicevo prima, altri aspetti, come quello agogico e quello armonico-figurale, seguono percorsi più ad ampio raggio, volti a collegare in un disegno complessivo tutti gli episodi, e non si prestano quindi a questa opera di caratterizzazione locale.
La tua esecuzione ha sicuramente valorizzato appieno questi singoli "caratteri", andando - piacevolmente - anche oltre le mie stesse aspettative.


C.R.: Nel ringraziarti per la tua disponibilità vorrei concludere con una domanda più tradizionale: quali sono i tuoi progetti per il futuro, anche per quanto riguarda la composizione per il nostro strumento?

G.C.T.: In questo periodo, accanto a composizioni per organici più consueti, mi sono curiosamente trovato a fronteggiare richieste un poco più insolite, e devo dire che queste risultano essere sfide particolarmente stimolanti; in questo gruppo di lavori meno ovvi come destinazione strumentale inserisco a buon diritto quelli derivati dall'interesse nei confronti della fisarmonica, nato dal nostro incontro e - ricordo ancora - da una "visita guidata" alle possibilità e al repertorio dello strumento che tu mi fornisti tempo fa, e che fu per me veramente sorprendente; dopo Recitativo, è arrivato Diario di viaggio per violino e fisarmonica, richiestomi quest'anno da un ensemble di Berlino, e presto mi metterò a lavorare ad un nuovo pezzo decisamente insolito come organico, visto che le fisarmoniche saranno due, insieme ad un sassofono contralto; quest'ultimo lavoro sarà presentato il prossimo maggio a Castelnovo ne' Monti nell'ambito della rassegna Fisarmonica 2000.



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