IL RITORNO A CASA
per voce recitante, coro femminile, clarinetto, percussioni e quartetto d'archi su lettere di bambine di Hiroshima / for acting voice, female choir, clarinet, percussions and string quartet on letters of children from Hiroshima (1995)
EDIZIONI SUVINI ZERBONI - MILANO

Cinquant'anni fa, nell'agosto del 1945, cadevano le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
Questo lavoro, idealmente collegato ad un altro pezzo per voce recitante, oboe e quartetto di tromboni che verrà eseguito il 19 agosto a Nagasaki, è costruito attorno ad alcune lettere scritte da due bambine giapponesi.
Nella primavera del 1945, esse avevano abbandonato i genitori e la loro casa di Hiroshima per rifugiarsi in campagna dai nonni ed evitare così i pericoli dei bombardamenti; unico desiderio che appare dalle loro parole è quello di poter ritornare in città.
Questo desiderio viene infine soddisfatto alle soglie dell'estate, come racconta nell'ultima parte di testo utilizzato, anni dopo, una delle due bambine, purtroppo la sola della famiglia a poterlo fare.
La musica segue con estrema semplicità la narrazione, mirando ad adeguarsi all'ingenua epicità delle parole delle bambine; un coro femminile, basato su una melodia tradizionale giapponese di ninna nanna, fa da introduzione e da epilogo al tutto, in un clima di pacata tranquillità.


TESTI


Coro femminile
Nenne ko shasshali mase
Neta kono kawaisa
Okite naku kono tsula nikusa
Nenne ko shasshali mase
Kyoowa nigiugo nicisa
Asuwa kono kono miya maili
Miyae maitta toki
nanto yuute ogamusa
Issho kono kono mamenayoni
Ninna nanna
Se dorme questo bambino è bello
Se si sveglia la sua faccia è brutta
Ninna nanna
Oggi ha venticinque giorni
Domani questo bambino andrà al tempio
Quando andrà al tempio
Cosa chiederà in preghiera?
Di stare bene per tutta la vita

(Ninna nanna tradizionale, zona di Hiroshima)


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Voce di bambina

(28 maggio)
al caro papà da Yoko
vieni subito, papà; ho sentito alla radio che è caduta una bomba vicino a Hiroshima; in questi giorni sono arrivate le lucciole.

(1 giugno)
al caro papà da Yoko
grazie della tua lettera; anch'io sto bene ma non mi piacciono le cose che dobbiamo fare a scuola, e poi non mi piace neanche mio cugino Sei-chan.
Sei-chan ha tagliato il mio quaderno che costava quaranta Sen e allora io mi sono arrabbiata molto; portami, se magari tu verrai qui, oppure spediscimi una bambola in una grande scatola, la rivista per i bambini e un piccolo armadio per giocare; portami anche un quaderno se ne puoi trovare ancora; queste sono tutte le mie cose.

(10 giugno)
Papà e mamma, come state? Vi ho mandato una lettera ma non avete ancora risposto e quindi mi preoccupo; in questi giorni mi fanno male gli occhi e non so cosa fare, ma domani è domenica e penso che andrò con la nonna dal dottore. Anche ieri abbiamo tagliato l'erba e mi sono fatta male alle dita con le piante di noce moscata; adesso mi fanno molto male; dopodomani è lunedi e ci faremo dei sandali di paglia, ma io non potrò farli bene e mi sto preoccupando molto; il maestro Oka è cattivo.
Io penso che era meglio quando andavo a scuola a Hiroshima; papà, vieni a prendermi subito, ti sto aspettando; ho pensato con Eiko che se nessuno ci guarda torniamo a casa lungo i binari del treno; vorrei tornare subito a Hiroshima; dimmi che giorno verrai.

(11 giugno)
grazie della lettera, anche tu papà stai bene? Non so cosa fare perché non ho nessun libro da leggere; il nonno sta dicendo che quando verrai noi potremo andare via; in questa casa noi mangiamo solo miso; lo zio è l'unico che mangia qualcosa di buono; il nonno dice di andare via perché c'è poco da mangiare.
Sei-chan è molto cattivo; qualche volta quando sono sdraiata per terra lui si siede sopra di me e mi fa molto male; qua è come l'inferno.
Anche il maestro Oka è cattivo; la capoclasse si chiama Irie Yoshiko ed è antipatica; qualche volta lei mi dà delle botte sulla testa quando sto studiando.
Io penso che sia meglio andare a scuola a Hiroshima, anche se è molto lontana; stavo meglio nella mia casa di Hiroshima, ma se brucerà la casa, mi raccomando, non morite; anch'io non muoio; se potessi tornare a piedi a Hiroshima, tornerei subito; mi ricordo che voi siete molto gentili con me; quando ho scritto queste cose mi è venuto da piangere.
Arrivederci, mamma.

Voce adulta

(dopo)
Quando siamo arrivate a Hiroshima era notte; io, mia mamma e mia sorella siamo tornate a piedi; la strada era buia per l'oscuramento e abbiamo camminato dalla stazione fino a casa nostra; dove c'è il negozio di biciclette abbiamo svoltato e abbiamo visto la porta di casa; davanti alla porta c'era ancora il vaso che avevamo lasciato; Yoko e io abbiamo cominciato a correre; per un po' la mamma ci ha tenuto per mano, poi non ci è riuscita più; le nostre scarpe suonavano nella strada silenziosa e i nostri cuori erano pieni di gioia perché eravamo finalmente ritornate a casa dopo molto tempo; davanti alla porta ci siamo guardate tutte e due in faccia e avevamo il fiatone; "Allora diciamo: "Uno, due, tre, siamo tornate, papà!"?" "Si!" "Uno, due, tre: siamo tornate, siamo tornate, papà!"
Subito siamo scoppiate a ridere molto forte; ridevamo, gridavamo mentre bussavamo alla porta; si è accesa la luce e abbiamo sentito il rumore delle chiavi; finalmente si è aperta la porta; il papà era in piedi, in pigiama, con l'aria sorpresa; noi siamo saltate ad abbracciarlo e ognuna di noi due voleva averlo solo per se.
Il papà ci ha preso in braccio e ci ha portato fino in sala, ma noi abbiamo riso tantissimo, non stavamo ferme e lui ha quasi perso l'equilibrio e le nostre teste passavano vicine al muro; anche questo era molto divertente per noi; abbiamo riportato un po' di rumore in casa, e abbiamo dato fastidio anche al sonno dei vicini. Abbiamo riso tantissimo.


("Hiroshima - memoriale di una famiglia", da "Gakudo Sokai No Kodomotaci Sengo 50nen", ed. Shobun-Sha, Tokyo).


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