Ho accolto con grande slancio per motivi sia etici che musicali questa commissione di Luca Schieppati, direttore artistico della stagione di SpazioTeatro 89.
Sulle motivazioni etiche penso non occorra spendere parole; dal punto di vista strettamente musicale, oltre al piacere di lavorare di nuovo con due ottimi musicisti, c’è la curiosità legata all’uso della chitarra a dieci corde in un contesto cameristico, esperienza per me nuova e poco frequentata in generale.
Il testo utilizzato, volutamente lontano da invettive o appelli accorati verosimilmente prevedibili, è frutto di un intarsio realizzato a partire da tre materiali diversi: un elenco di termini spregiativi e offensivi su base etnica e razziale in uso negli Stati Uniti, l’elenco delle razze entro le quali essere inquadrati, presente sui passaporti sudafricani durante l’apartheid e infine una brevissima poesia di Walt Withman.
Il clima del lavoro, soprattutto nelle monotone elencazioni dei termini spregiativi, è opaco e indifferentemente ostile. Solo i versi di Withman scaldano leggermente il percorso, che rimane tuttavia sempre distante da improbabili rasserenamenti, chiudendosi al contrario in un’atmosfera di incertezza e di fragilità.