TERZO QUARTETTO
(1995/96)
dedicato a: Quartetto "Paolo Borciani"- Italia
EDIZIONI SUVINI ZERBONI - MILANO
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Terminato nel Gennaio 1996 e dedicato al Quartetto "Paolo Borciani", il Terzo Quartetto, come altri miei lavori degli ultimi tempi, procede sulla strada della chiarificazione e della semplificazione estrema degli elementi fraseologici, armonici e figurali in gioco. Non vi è certo alcuna intenzione di rinunciare né alla ricerca di un discorso ricco e appagante né al dovere di inserirsi nella nostra tradizione musicale con lo sguardo rivolto al futuro - nessun ritorno è concesso, se non museale e sterile - quanto l'esigenza (e il tentativo) di portare chi ascolta senza inutili difficoltà e con interesse attraverso lo svolgersi di un discorso musicale comprensibile.
La presenza, anche in questo caso, di una severa strutturazione globale a partire da un numero assai limitato di elementi primari apporta sotterraneamente coerenza complessiva all'intero lavoro; tuttavia tale organizzazione non necessita di essere riconosciuta analiticamente all'ascolto, né forse di essere neppure conosciuta: ha valore unicamente la sua concretizzazione finale al momento dell'ascolto, la sua trasformazione in un organismo volto a catturare l'attenzione grazie al coinvolgimento e all'attesa che di attimo in attimo cerca di creare, e non certo obbligandoci alla comune verifica di un teorema.
In questo caso, in un percorso segnato da ritorni e riproposizioni, ci si muove attraverso sette sezioni successive, diversamente connotate: la prima di esse si snoda attorno ai suoni re naturale - si bem - si naturale, cellula armonica generatrice dell'intera composizione; in un clima di grande tensione i quattro strumenti sono via via sempre più compatti ed omogenei nei comportamenti, approdando, nella sezione successiva, ad una nuova frantumazione; dopo il gesto accordale violentemente ripetuto della terza sezione, drammatica e brevissima, si arriva all'ampio respiro della quarta parte, punto nodale e centro espressivo dell'intero quartetto, caratterizzata dalle brevi divagazioni cadenzali del primo violino e della viola. La quinta e la sesta sezione ripercorrono strutturalmente a ritroso quanto presentato dalle prime due parti del brano; nuovi elementi vanno a depositarsi sugli snodi formali delle due sezioni ripercorse, riplasmandone la sostanza e rendendo il percorso retrogrado allusivo e assai più inquieto; si arriva quindi alla sezione finale, dove vengono messi in contrasto sempre più esasperato un elemento statico ed uno in progressiva, frenetica accelerazione; è proprio l'ultima comparsa di questo secondo elemento, ormai pulviscolare e lontano, a portare a conclusione il quartetto.

Written in 1995/96 and dedicated to the "Paolo Borciani" String Quartet, the Third String Quartet, like other works of mine written during the last few years, tries to simplify and clear the harmonic and figural elements that are used, as well as the phrasing.
No return to the past, no use of tradition forgetting to look forward: only the will (and the attempt) to lead the audience through a comprehensible development of the piece, without unnecessary difficulties and with interest.
Here we can find seven sections, all with a different connotation: the first of them is conceived of D, B flat, B, which is the harmonic source of the whole work; with a great tension, the behaviours of the quartet are more and more compact and homogeneous, leading toward a new shattering in the next section.
After the violent chords of the third section, that is very short and dramatic, we finally reach the wide breadth of the fourth part, the center point and expressive center of the work with its organ-like soft line.
The next two sections read backward the first and second ones concerning structure; new elements enter the formal schemes, changing the meanings and making this retrograde way allusive and much more uneasy.
In the final section a static element and a figure that becomes quicker and quicker and more frantic share the scene, trying to defeat each other; it is the last appearance of the second one, distant and thin, that brings the piece to an end.



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